1960

1960
CLASSIFICA PILOTI    
pilota punti vittorie
Brabham 43 5
Mclaren 34 (37) 1
Moss 19 2
Ireland 18
Hill Phil 16 1
Gendebien 10
Von Trips 10
Clark 8
Ginther 8
Rathmann (indy) 8 1
Brooks 7
Ward  (indy) 6
Allison 6
Surtees 6
Goldsmith (indy) 4
Hill G. 4
Mairesse 4
Bonnier 4
Menditeguy 3
Taylor H. 3
Cabianca 3
Branson (indy) 3
Thompson (indy) 2
Jonshon (indy) 1
Bianchi 1
Flockhart 1
Herrmann 1

 

 
IL PUNTEGGIO  
posizione punti
1 8
2 6
3 4
4 3
5 2
6 1

  piloti che si alternavano alla guida di una macchina NON ottenevano punti – validi 6  migliori risultati

Formula : aspirati 2500, sovralimentati 750 – nessun limite di peso, carburante commerciale

COSTRUTTORI
Cooper Climax 48 (58) 6
Lotus Climax 34 (37) 2
Ferrari 26 (27) 1
Watson Offy 8 1
BRM 8
Epperly Offy 4
Cooper Maserati 3
Philips offy 3
Cooper Ferrari 3
Lesovsky Offy 2
Trevis Offy 1

 

 

1960: ultimo anno della formula dei due litri e mezzo, nata nel 1954. Anno di sviluppo o anno di transizione? Per la Ferrari si tratta certamente di transizione, in attesa che la cilindrata delle vetture da gran premio venga diminuita al litro e mezzo. Si tratta invece di evoluzione per le vetture inglesi che dominano tutte le corse alle quali partecipano, abbassando in modo sensibilissimo tutti i record (totali e parziali). La nuova regolamentazione toglie il punto per il giro più veloce. Il 1960 è anche l’ultimo anno in cui la «500 miglia» di Indianapolis viene considerata valida per il campionato del mondo. Una decisione giusta in quanto «Indy» non ha mai avuto niente a che fare con le corse di tipo europeo.

Jack Bràbham vince cinque gran premi consecutivi, prestazione che gli consente naturalmente di rilaurearsi campione del mondo, in modo questa volta assai più convincente. Secondo, un altro pilota della Cooper, Bruce McLaren, ventritré anni. Terzo Moss, al termine di una stagione per lui particolarmente sfortunata. Moss apre l’annata con la Cooper, in Argentina. È come sempre il più veloce di tutti. Il primo gran premio lo vede al comando. Lo vede poi ritirarsi, salire sulla macchina di Trintignant (colpito dal mal di denti) e classificarsi terzo. Ma ne a lui ne a Trintignant spetta alcun punto. A Monaco Moss passa alla Lotus e porta alla prima vittoria la macchina di Colin Chapman, anche lui, come i tecnici della BRM, passato al motore posteriore. In Olanda Moss arriva quarto dopo quello che resterà forse il più memorabile inseguimento della sua carriera, poi, durante le prove del Gran Premio del Belgio esce di strada per il cedimento di una sospensione. Sbalzato dall’ abitacolo, viene raccolto con serie ferite alle gambe, alla schiena e al naso. Deve saltare tré gran premi. Si ripresenta in Portogallo dove viene squalificato per aver percorso contromano qualche metro di pista. All’ultima corsa del campionato, il G.P. USA a Riverside, l’inglese coglie la sua seconda vittoria stagionale in una gara iridata. In graduatoria è terzo, ma il protagonista è sempre lui. Nella seconda metà della stagione Moss torna alla guida di una Ferrari (la prima volta era avvenuto nel ’58, quando aveva vinto il G.P. di Cuba). La vettura non è una F.1 e nemmeno una sport. È semplicemente una GT — la celebre «berlinetta» — ma con questa Stirling vince il Tourist Trophy.

La stagione 1960 registra più di un evento luttuoso. In un piovoso giorno di maggio, mentre sta provando sulla pista di Silverstone, muore Harry Schell, l’«americano di Parigi», il focoso protagonista di tante corse. Il 19 giugno, mentre sulla pista di Spa si sta correndo il Gran Premio del Belgio, perdono la vita due esponenti della nuova generazione inglese, Chris Bristow e Alan Stacey, l’uno con la Cooper, l’altro con la Lotus. Bristow, specialmente, aveva dimostrato classe, partendo in prima fila a Monaco, il suo primo gran premio.

Per tré piloti che se ne vanno, tré ne arrivano e fra loro c’è il superasse: Jim Clark. Clark esordisce in Olanda il 6 giugno. John Surtees, invece, lo precede di una settimana. È stato sette volte campione mondiale di motociclismo e il suo nome è già molto noto negli ambienti motoristici. Al suo sesto gran premio (Portogallo) «Big John» rimane a lungo al comando e segna il giro più veloce. Il terzo debuttante e l’americano Richie Ginther, a quale a Monaco è riservato un ruolo storico: guidare la primi Ferrari a motore posteriore. Il «Drake» si è arreso all’evidenza il ’60 lo concluderà con le vetture a motore anteriore; nel ’61 delle classiche Ferrari che avevano esordito nel mondiale il 21 maggio 1950 sulle strade del Principato di Monaco, non rimarrà che il ricordo. Del resto, nel ’61 pochi sono quelli rimasti fedeli vecchio concetto: la Scarab del miliardario americano Lance Rventlow; la Vanwall, che fa una sola sfortunatissima apparizione; la Aston Martin che compare solo a Silverstone. Nel secondo gran premio della stagione anche la BRM scende pista col motore posteriore, la guidano Bonnier, Graham Hill e Gurney. La Ferrari in tutto il 1960 vince un solo gran premio, quello Italia e d’Europa. Ma è un gran premio disertato dagli inglesi che contestano la pericolo del «catino» a curve sopraelevate. Nessuno cede, e gli inglesi restano a casa. Dal canto suo Ferrari rinuncia all’ultimo gran premio della stagione, quello degli Stati Uniti, a Riverside (California). Come visto Graham Hill é passato alla BRM, alla Lotus il caposquadra é Ireland, ma stupiscono i debuttanti Clark e Surtees, marginale il ruolo dei piloti italiani, che corrono con le Cooper Maserati della Centrosud e con le Cooper Ferrari della Scuderia Castellotti, con questa monoposto Cabianca si classifica quarto in Italia, nel GP disertato dagli inglesi. Numerose ed agguerrite vetture private, oltre al binomio Moss-Walker, schiera uno squadrone il Yeoman Credit di Parnell, con il quale corrono anche  Tony Brooks, Gendebien e lo sfortunato Bristow, Gendebien conquista un secondo ed un terzo posto, segno inequivocabile della superiorità delle vetture inglesi.