1962

1962
CLASSIFICA PILOTI    
pilota punti vittorie
Hill G. 42 (52) 4
Clark 30 3
Mclaren 27 (32) 1
Surtees 19
Gurney 15 1
Hill P. 14
Maggs 13
Ginther 10
Brabham 9
Taylor T. 6
Baghetti 5
Bandini 4
Rodriguez 4
Mairesse 3
Bonnier 3
Ireland 2
de Beaufort 2
Gregory 1
Lederle 1

 

 

IL PUNTEGGIO  
posizione punti
1 9
2 6
3 4
4 3
5 2
6 1

  piloti che si alternavano alla guida di una macchina NON ottenevano punti – validi 5  migliori risultati

Formula : aspirati 1500, – peso minimo 450 kg – carburante commerciale

COSTRUTTORI
BRM 42 (56) 4
Lotus Climax 36 (38) 3
Cooper Climax 29 (37) 1
Lola Climax 19
Porsche 18 (19)
Ferrari 18
Brabham Climax 6
Lotus BRM 1

Il campionato 1962 si disputa su nove gare, dal 20 maggio (Olanda) al 29 dicembre (Sud Africa).  Dopo la strepitosa stagione 1961, la Ferrari si presenta nel 1962 con una squadra composta da ben cinque piloti, oltre al campione in carica Phil Hill sono riconfermati il belga Mairesse ed il messicano Ricardo Rodriguez, Giancarlo Baghetti viene promosso pilota ufficiale, completa la cinquina Lorenzo Bandini. Va detto che solo in Italia saranno schierati tutti e cinque i piloti, negli altri Gp ci sarà una rotazione a fianco di Hill, l’annata Ferrari é deludente (miglior risultato un secondo posto dell’americano) e finisce prima della stagione, le rosse, infatti, non partecipano alla trasferta negli USA ed in Sud Africa, dopo aver saltato il Gp di Francia (a causa di uno sciopero) ed essersi presentate al GP di Gran Bretagna con il solo Phil Hill. Il 2 novembre (un venerdì), Rodriguez scende in pista con la Lotus 24 all’autodromo di Città del Messico per provare in vista di una corsa non valida per il mondiale. Sono le ore 17. In una curva, la Lotus esce di strada e Ricardo muore sul colpo. Non aveva ancora ventun’anni, era sposato da undici mesi.  Dovrebbe essere l’anno di Stirling Moss che da qualche parte dovrà pur trovare un’auto competitiva. Si sa che il campione inglese ha avuto dei contatti con Maranello. Ma “Moss su Ferrari” resta un sogno. Il lunedì dell’ angelo, nella “100 miglia” di Goodwood, Moss esce di strada. Non stava lottando ne per la vittoria ne per le prime posizioni; staccatissimo per essersi dovuto fermare ai box, stava solo inseguendo il giro più veloce. Si teme per la sua vita, ma presto è dichiarato fuori pericolo. Nessuno ha dubbi: ritornerà a correre. Invece, passato un anno, dopo una prova, Moss rende nota la sua decisione: si ritira perché ha capito che non potrà più essere quello di una volta, il parallelismo dei suoi occhi non è più perfetto. Finisce così la carriera del pilota inglese, sicuramente uno dei migliori piloti di tutti i tempi, anche se destinato a rimanere “re senza corona” per non aver mai conquistato il titolo iridato, che avrebbe ampiamente meritato. La scuola inglese imprime alle vetture da gran premio una evoluzione incredibile. Non si tratta di incrementare la potenza dei motori, quanto di rendere le macchine più leggere, più stabili. John Cooper aveva iniziato la rivoluzione portando il motore alle spalle del pilota, Colin Chapman la rende permanente, mostrando come in fatto di telai non sia mai possibile pronunciare l’ultima parola. Nel ’62 Chapman realizza la prima Lotus monoscocca alla quale da il nome di “25”. Nel ’62 Chapman trova in Jim Clark l’uomo che sa mettere in pratica l’idea più spinta: costruire una macchina “attorno” al pilota. Si fa strada il concetto di pensare alla macchina come un tutt’uno e non come un assemblaggio di telaio, motore e carrozzeria. La Lotus 25 di Clark perde per un soffio il titolo mondiale a favore della BRM dell’ “altro” Hill, ossia Graham. Il pilota inglese, che corre dal 1958, senza aver ottenuto grandi risultati, vince la prima gara in Olanda, e si ripeterà in Germania, Italia e Sud Africa, suo compagno di squadra é l’ex ferrarista Ginther. La Lotus, come detto, punta tutto su Jim Clark, tanto che Ireland, che pure aveva vinto l’ultima gara del 1961, deve emigrare al team privato UDT Laystall, che pure utilizza delle Lotus per Ireland e l’americano Gregory (notare come siano diversi i piloti statunitensi impegnati in F1 negli anni ’60),  compagno di squadra di Clark é Trevor Taylor, per alcuni anni, infatti, il ruolo di secondo pilota alla Lotus era assolutamente marginale. Iscritta ufficialmente al mondiale anche la Porsche, che schiera due validissimi piloti del calibro di Gurney e Bonnier, mentre altre monoposto tedesche sono iscritte dall’olandese de Beaufort. Una delle novità della stagione é rappresentata dal divorzio tra la Cooper e Jack Brabham, il due volte iridato fonda una sua scuderia, la Brabham Racing, dopo aver disputato i primi cinque Gp con una Lotus, l’australiano si presenta nelle ultime due gare con una propria monoposto, progettata da Ron Tauranac e siglata BT (Brabham Tauranac) che conquista subito due quarti posti. La Cooper promuove Bruce Mclaren nel ruolo di prima guida, affiancandogli il sudafricano Tony Maggs, il pilota neozelandese riuscirà a vincere il Gp di Montecarlo ed a conquistare la quarta piazza nel mondiale, dietro a Graham Hill, Clark e John Surtees. Quest’ultimo, già iridato nelle due ruote, sta emergendo anche in Formula 1, guida un’altra delle novità della stagione, una Lola costruita per il team Yeoman Bowmaker, la vettura inglese  realizzata da Eric Broadley (il nome è quello di una donna che non riesce a dimenticare) ottiene, a sorpresa, la pole al suo esordio in Olanda, nel corso della stagione si dimostra molto competitiva, conquistando anche due piazze d’onore in Gran Bretagna e Germania, merito senz’altro di Surtees visto che il secondo pilota, l’esperto Roy Salvadori, non ottiene piazzamenti di rilievo.  Completano gli schieramenti i soliti teams privati, come il Rob Walker Racing che schiera una Lotus per il mitico pilota giramondo Trintignant, assente la Scuderia Centrosud, presente in un paio di occasioni la Scuderia Serenissima con Nino Vaccarella, un preside con la passione per le corse. Estemporanee apparizioni per la Emeryson (che si era vista nel 1956), dalla Emeryson viene ricavata la ENB spinta da motore Maserati, iscritta in Germania dalla squadra corse (equipe) nazionale belga. In Olanda, dunque, vince Graham Hill davanti a Taylor, Phil Hill e Baghetti, ma la prima Ferrari é staccata di 1 minuto e 21 secondi, si capisce subito che il mondiale della Ferrari sarà in salita. A Montecarlo le Ferrari sono seconda (Hill) e terza (Bandini) anche qui con un pesante distacco dal vincitore McLaren. Dopo due gare, tuttavia, il campione in carica Phil Hill é primo in classifica con 10 punti, a pari punti con Graham Hill (curiosa anche questa coincidenza di cognomi per due piloti di nazionalità diversa), in Belgio prima vittoria per Jim Clark, che batte il connazionale Graham Hill ed il ferrarista Phil, Clark vince dopo un’avvio prudente poi, in un solo giro, supera Graham Hill, Mclaren, Taylor e Mairesse, quest’ultimo rimarrà leggermente ferito in una collisione con Taylor, é il pilota collaudatore della Ferrari schierato per l’occasione nel suo Gp di casa. In Francia storica ed unica vittoria della Porsche in Formula 1, la ottiene il “marine” Dan Gurney battendo il sudafricano Maggs, il connazionale Ginther ed il neozelandese Mclaren, solo quinto il primo degli europei, John Surtees, sono assenti le Ferrari a causa di uno sciopero, la vittoria di Gurney é propiziata dall’uscita di pista di Clark, che si rifarà prontamente nel suo GP ad Aintree, particolare curioso e romantico: ai primi due posti due monposto che portano il nome di due donne: Lotus (nomignolo della mogle di Chapman) e Lola (segreta passione del suo progettista Broadley), La Ferrari é presente con il solo Phil Hill. Al Nuerburgring torna alla vittoria Graham Hill che allunga leggermente il vantaggio in classifica su Clark (solo quarto), ancora secondo Surtees, questa volta a soli 2 secondi e mezzo dal vincitore, podio anche per la Porsche di Gurney, la prima Ferrari é quella di Rodriguez, sesto. A Monza la Ferrari si presenta in forze, ben cinque vetture iscritte, ma il risultato non é incoraggiante, solo un quarto posto per Mairesse ed un quinto per Baghetti, anche in prova le cose non erano andate meglio: Mairesse decimo, Rodriguez undicesimo, Hill quindicesimo, Bandini e Baghetti in nona fila, il pilota italiano meglio piazzato é Vaccarella con una Lotus-Climax privata che si qualificà in quattordicesima posizione. In gara doppietta BRM con Hill e Ginther. A Watkins Glen la Ferrari non é presente, la gara é vinta da Clark che si rimette in corsa per il titolo, Hill arriva secondo ed ha 43 punti contro i 30 del connazionale della Lotus, ma deve scartare qualche risultato ed i punti buoni sono solo 39, se Clark vince in Sud Africa  vince il mondiale lo scozzese della Lotus. Ma in Sud Africa Clark si deve ritirare al 62 degli 82 giri previsti, quando era saldamente in testa, l’appuntamento con l’iride é rimandato al 1963. Vince Hill su Mclaren e Maggs, quarto, come negli USA Brabham con la nuova Brabham-Climax, primo pilota a prendere punti su una vettura che porta il suo nome,quinto posto per Ireland e sesto (un punto) per il pilota locale Neville Lederle con una privatissima Lotus, questo pilota correrà solo questa gara. Curiosa presenza di una Cooper motorizzata ALFA Romeo (motore della Giulietta),cosi come una artigianale LDS costruita da Louis Douglas Serrurier (che la pilota anche) assemblando pezzi di altre monoposto. E’ la prima volta che si corre in Sud Africa, sul circuito di East London ed é il 29 dicembre!. Il mondiale é vinto da Graham Hill, un pilota che quando ha iniziato a correre percepiva un sussidio di disoccupazione. La Ferrari lascia liberi tutti i suoi piloti e si concentra sulla stagione 1963.