Campionato Sud Africano F1

Lotte, storie, drammi, aneddoti, pagine sommessamente epiche: questo e tant’altro fu il campionato sudafricano di F.1, SADC per gli amici, ossia South African Driver Championship. Sedici edizioni, dat 1960 aL 1975, per un totale impressionante di 175 corse di F.1 non valide per il. mondiate e fino a oggi quasi ignorate, misconosciute o dimenticate dalta storiografia ufficiale.

 

I FAVOLOSI ANNI ‘60

La svolta nel 1960, neI pieno inverno europeo, quando, al posto della  serie nazionale aperta promiscuamente a sprint cars e a vetture sport, nasce it South African Gold Star Championship: una sorta di “temporada” in agenda da dicembre a gennaio, riservata a vetture di F.1 e a ibridi di produzione locale, dotati di motori 4 cilindri, spesso  unità Alfa Romeo prese dalle Giulietta, piuttosto che Ford 105E o Coventry Ctimax Fpf.  Cresce e si svituppa un mondo parallelo al Circus iridato, un po’come accade in Oceania con la serie Tasmania, ma stavolta perlopiu con vere F.1.  Così nelle corse sudafricane dei primi Sixties – tipo it Rand Gp a KyaLami, il Cape Gp a Killarney o il Natal Gp a Westmead -, non mancano presenze illustrissime.  Accanto ai volenterosi driver indigeni  brillano infatti le comparsate di top team in libera uscita dal mondiale vero e proprio, quali Lotus, Brm, Brp, Reg Parnell e Rob Walker, oltre alla stessa Ferrari, che nel 1963 si aggiudica con John Surtees un edizione del  Rand Gp, perfezionando la doppietta grazie a Lorenzo Bandini.

FAUNA ESOTICA

Prendiamo il Rand Gp edizione 1962. Accanto alle monoposto canoniche dei prestigiosissimi  Clark,  Taylo, Ireland e Ginther  si schierano coraggiosamente le Lotus  7 a  motore Ford l05 di Brausch Niemann piuttosto chè  esemplari della localissima fauna esotica, quale  Nautar Peugeot di Ràuten Hartmann,  la Scorpion  di Gordon Anderson  e  la Assegai  di Tony Kotze, queste ultime due a  motore Giulietta. Ed ecco  pure in arrivo  la LDS  by Otello Nucci  (dove la sigla sta per Louis Douglas Sourrier il pilota)  una special basata su una Cooper e in seguito su unaBrabharn ex F1.  La serie sudafricana è segnata tuttavia anche da un’immane tragedia. Colpito profondamente dalla morte dell’amico Tom Phillis nei TT motociclistico delll’isola di Man edizione 1962, il centauro pluricampione del mondo Gary Hocking si ritira dalle corse a due ruote e fa ritorno nella natìa Rhodesia, certo che il motociclismo sia troppo pericoloso. Hocking muore poco tempo dopo durante dei test per iI Gp del Natal – appunto in Sud Africa, il 21 dicembre dello stesso anno -, sulla pista di Westmead. La sua Lotus 24 esce di pista in una curva veloce e si ribalta. La settimana dopo era previsto il suo esordio nella F.1 iridata. Hocking aveva 25anni.

 

 NASCONO LE PRE-QUALIFICHE!

Contrariamente aLla vulgata ufficiate, l’invenzione delle famigerate prequalificazioni nell mondiale di F.1 non è dovuta a Bernìe Ecclestone e non risate al ‘1977, ma al lontano 1965 e proprio in occasione del Gp delSudafrica, a causa deI sovraffollamento di iscritti dovutoaall’ampio parco partenti della serie locale.

In poche parole, viene organizzata una sessione speciale di prova per selezionare i migliori virgulti detta serie sudafricana da ammettere al Gp e i primi a cadere nella micidiale tagliola della pre-esclusione sono il rhodesiano Clive Puzey i sudafricani Jackie Pretorius e Dave  Charlton, anche se quest’ultimo nelle stagioni successive si rifarà con gli interessi.  

IL GRAN GIORNO DI LOVE

Dopo i primi anni in cui a vincere il locale titolo di F.i sono oscuri sudafricani quali van der  Vyver (due volte) Pieterse (due volte pure lui) e Lederle, dal 1964 il dominio assoluto spetta al  40enne rhodesiano John Love, che a inizio Anni ’60 aveva tentato fortuna in Europa alla corte di  Ken Tyrrell, che lo stimava molto. Love in Africa sbaraglia il campo correndo con leCooper:  prima una T55, quindi una T79, fino at 1967. Proprio in quell’anno lo stesso Love ha l’occasione della vita nel Gp del Sudafrica valido per iI mondiale, quando, approfittando della falcidia dei ritirì, balza in testa con La sua Cooper-Climax 2700, originariamente disegnata per le  corse delta serie Tasmania e quindi dotata di due piccoli serbatoi  aggiuntivi. Fu proprio un’avaria alla  pompa ausiliaria della benzina a costringerlo a un pit-stop aggiuntivo che gli fece giocare la clamorosa Vittoria nel mondiale di F.1.  Love, in ogni caso, si consolò con  un buon 2o posto allle spalle di Pedro Rodriguez su Cooper-Maserati. lronicamente, durante le prove iL rhodesiano aveva prestato a un pilota amico una delle due pompe ausiliare che aveva: avesse scelto quella giusta, sarebbe entrato per sempre nel poco affollato olimpo dei vincitori di una corsa di F.1 iridata.  

CALENDARIO COLONIALE

I teatri della F.1 sudafricana hanno un che d’esotico e coloniale. Il   palcoscenico nobile resta Kyalami, ma negli anni s’alternano piste tra le piu varie, quali East London, Belteville, Westmead, Zwartkopf, it “Roy Hesketh” a Pietermaritzburg, il Grand Central, Killarney a Città del Capo, Brandkop e Welkom, perfino con avvénturose con uscite estere a Kumalo, Bulawayo e Donnybrook, in Rhodesia, e sul “Laurenge Marques” in Mozambico, al tempo colonia portoghese.

ARRIVANO I MOSTRI

All’inizio dell’edizione 1968 del campionato nel continente nero accade la svolta. John Love corre con una datata Brabham BT20 Repco, con cui punta a ghermire il quinto titolo, ma capisce che per lui, ormai 44enne, ci vuole una macchina più nuova, sennò ciccia, gli altri lo riprendono. ll rhodesiano telefona ìn Europa a Ken Tyrrell e il “Boscaroto” risponde secco all’amico: «Vai tranquillo, compra una Lotus». Giù il tetefono, Love chiama Colin Chapman e l’accordo è bell’e fatto. Arriva una gloriosa Lotus 49, subito pitturata nei colori arancio a bande marroni Gunston, le sigarette rhodesiane. Love, ovvio, spopola e i suoi titoli consecutivi salgono a 6, alla verde età di 46 anni, Nel frattempo il 34enne sudafricano Dave Charlton, ricco possidente e pilota velocissimo, legato alla scuderia di Aldo Scribante, segue la stessa strada e da un colpo di telefono a Chapman, che gli cede in vista del 1970 un’altra Lotus  49 a  condizioni di favore: 20.000 sterline, cioè circa 280,000 euro di oggi, inclusi due motori Cosworth DFV a 7500 sterline ciascuno: un affarone. Da lì in poi il livello si alza, cominciano ad affluire diverse monoposto dell’era Cosworth e sponsor di un certo peso, quali Embassy, Lexington e Lucky Strike, anch’essi legati al tabacco.

L’ERA DI CHARLTON

Dave Chartton conquista il titolo, neL BTA, riportando l’alloro in Sudafrica dopo sei anni di  dominio rhodesiano. Love, alta soglìa dei 50 anni,  preferisce correre nella sottoclasse di F2, visto che accanto alle monoposto della massima formula sono ammesse anche le vetture cadette e le F.5000. Eppure lo stesso Charlton non dorme sugli allori e già a 1971 inìziato rìcontatta Chapman per  un nuovo e decisivo acquisto:una (quasi)  fiammante Lotus  72, al prezzo stracciato di 16.500 sterline, somma che comprendeva anche un DFV, un kit d’aggiornamento e vari pezzi di ricambio.  La 72 telaio numero 3 si riveta subito l’arma totale e Charlton domina il campionato in lungo e in largo, proponendosi come miglior pilota sudafrìcano d’inizìo Anni ’70, anche se nel frattempo il giovane connazionale Jody Schecktersi sta facendo le ossa in lnghilterra e  Stati Uniti e ben presto s’affaccerà sulla scena nobile della F 1 iridata, fino a diventare campione del mondo nel  1979 con  la Ferrari , ma questa  è un’altra storia. Di fatto ogni anno, in occasione del Gp del Sudafrica, ai soliti protagonisti dei Circus continuano ad aggiungersi un pugno di pìloti locali che a Kyalami riescono a stare dignitosamente nella  parte centro bassa del gruppone, a dimostrazione che il livello della serie e tutt’altro che disonorevole

 

IL TRAMONTO

Eppure già nel, 1974 la recessione economica mondiale dovuta alla crisi petrolifera minaccia il futuro della serie, che vede diminuire quantità e qualità dei partecipanti, anche se sulle Lotus 72 si alternano, tra gli altri, piloti validi quali Guy Tunmer, l’ex centauro del motomondiale Paddy Driver, piuttosto che Jan Scheckter, fratello maggiore di Jody. Dave Charlton, ormai vicino ai 40 anni, invece che gettare la spugna rilancia clamorosamente e acquista da Teddy Mayer un validissimo telaio Mclaren M23, quetto siglato col numero 2, e getta le basi per portare a 6 i titoli complessivi, provando a eguagliare il primato storico del vecchio John Love. Passano due stagioni e Charlton riesce nell’impresa, nel 1975, battendo d’un soffio Jan Scheckter al volante di una velocissima e fresca Tyrrell 007. Non e quella comunque la prima macchina dello “Zio Ken”a entrare nela serie sudafricana, visto che tre stagioni prima il pilota  loca[e Eddie Keizan aveva gareggiato con una 004.  Siamo alla fine. Sponsor, soldi e partecipanti  se ne trovano sempre meno e in vista del 1976 la locale federazione decreta l’abolizione della serie di F.1, facendo così disputare il campionato sudafricano con monoposto di F.Atlantic dalle prestazioni meno estreme e dai costi più abbordabili. Si chiude per sempre  un’era, tuttavia con una nota che la dice lunga sul valore e la competitività del vecchio, glorioso e giustamente non dimenticabile SADC.  Nel corso di una prova della serie a Kyatami, nel 1974, il pluricampione Dave Charlton era riuscito a frantumare  il  record assoluto del circuito in gara girando in 1’17’’05 alla media di  191,740 km/h . Un primato assoluto, questo, che resterà imbattuto per ben tre anni dalla stessa F.1 iridata. Chapeau,Springbosks.